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e) L’anamnesi: la Chiesa, adempiendo il comando ricevuto da Cristo Signore per mezzo degli Apostoli, celebra il memoriale di Cristo, commemorando specialmente la sua beata passione, la gloriosa risurrezione e l’ascensione al cielo.
f) L’offerta: nel corso di questo stesso memoriale la Chiesa, in modo particolare quella radunata in quel momento e in quel luogo, offre al Padre nello Spirito Santo la vittima immacolata. La Chiesa desidera che i fedeli non solo offrano la vittima immacolata, ma imparino anche ad offrire se stessi[71] <ref>Cf. Conc. Ecum. Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 48; Sacra Congregazione dei riti, Istruzione Eucharisticum mysterium, 25 maggio 1967, n. 12: AAS 59 (1967) 548-549.</ref> e così portino a compimento ogni giorno di più, per mezzo di Cristo Mediatore, la loro unione con Dio e con i fratelli, perché finalmente Dio sia tutto in tutti[72]<ref>Cf. Conc. Ecum. Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium n. 48; Decreto sulla vita e sul ministero sacerdotale, Presbyterorum Ordinis, n. 5; Sacra Congregazione dei riti, Istruzione Eucharisticum mysterium, 25 maggio 1967, n. 12: AAS 59 (1967) 548-549.</ref>.
g) Le intercessioni: con esse si esprime che l’Eucaristia viene celebrata in comunione con tutta la Chiesa, sia celeste che terrena, e che l’offerta è fatta per essa e per tutti i suoi membri, vivi e defunti, i quali sono stati chiamati a partecipare alla redenzione e alla salvezza ottenuta per mezzo del Corpo e del Sangue di Cristo.
Quindi il sacerdote mostra ai fedeli il pane eucaristico sulla patena o sul calice e li invita al banchetto di Cristo; poi insieme con loro esprime sentimenti di umiltà, servendosi delle prescritte parole evangeliche.
85. Si desidera vivamente che i fedeli, come anche il sacerdote è tenuto a fare, ricevano il Corpo del Signore con ostie consacrate nella stessa Messa e, nei casi previsti, facciano la Comunione al calice (Cf. n. 284), perché anche per mezzo dei segni, la Comunione appaia meglio come partecipazione al sacrificio in atto[73]<ref>Cf. Sacra Congregazione dei riti, Istruzione Eucharisticum mysterium, 25 maggio 1967, nn. 31, 32: AAS 59 (1967) 558-559; Sacra Congregazione per la Disciplina dei Sacramenti, Istruzione Immensae caritatis, 29 gennaio 1973, n. 2: AAS 65 (1973) 267-268.</ref>.
86. Mentre il sacerdote assume il Sacramento, si inizia il canto di Comunione: con esso si esprime, mediante l’accordo delle voci, l’unione spirituale di coloro che si comunicano, si manifesta la gioia del cuore e si pone maggiormente in luce il carattere “comunitario” della processione di coloro che si accostano a ricevere l’Eucaristia. Il canto si protrae durante la distribuzione del Sacramento ai fedeli[74]<ref>Cf. Sacra Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino, Istruzione Inestimabile donum, 3 aprile 1980, n. 17: AAS 72 (1980) 338.</ref>. Se però è previsto che dopo la Comunione si esegua un inno, il canto di Comunione s’interrompa al momento opportuno.
Si faccia in modo che anche i cantori possano ricevere agevolmente la Comunione.
== Capitolo III - UFFICI E MINISTERI NELLA MESSA ==
91. La celebrazione eucaristica è azione di Cristo e della Chiesa, cioè del popolo santo riunito e ordinato sotto la guida del Vescovo. Perciò essa appartiene all’intero Corpo della Chiesa, lo manifesta e lo implica; i suoi singoli membri poi vi sono interessati in diverso modo, secondo la diversità degli stati, dei compiti e dell’attiva partecipazione[75]<ref>Cf. Conc. Ecum. Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 26.</ref>. In questo modo il popolo cristiano, «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato», manifesta il proprio coerente e gerarchico ordine[76]<ref>Cf. ibidem, n. 14.</ref>. Tutti perciò, sia ministri ordinati sia fedeli laici, esercitando il loro ministero o ufficio, compiano solo e tutto ciò che è di loro competenza[77]<ref>Cf. ibidem, n. 28.</ref>.
=== I. UFFICI DELL’ORDINE SACRO (92 - 94) ===
92. Ogni legittima celebrazione dell’Eucaristia è diretta dal Vescovo, o personalmente, o per mezzo dei presbiteri suoi collaboratori[78]<ref>Cf. Conc. Ecum. Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium, nn. 26, 28; Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 42.</ref>.
Quando il Vescovo è presente a una Messa con partecipazione di popolo, è molto opportuno che celebri egli stesso l’Eucaristia e che associ a sé nell’azione sacra i presbiteri, come concelebranti. Questo si fa non tanto per accrescere la solennità esteriore del rito, ma per esprimere con maggior chiarezza il mistero della Chiesa, «sacramento di unità»[79]<ref>Cf. Conc. Ecum. Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 26.</ref>.
Se il Vescovo non celebra l’Eucaristia, ma ne affida il compito ad altri, allora è bene che lui stesso, indossati la croce pettorale, la stola e il piviale sopra il camice, presieda la Liturgia della Parola e impartisca la benedizione alla fine della Messa[80]<ref>Cf. Caeremoniale Episcoporum, nn. 175-186.</ref>.
93. Anche il presbitero, che nella Chiesa ha il potere di offrire il sacrificio nella persona di Cristo in virtù della sacra potestà dell’Ordine[81]<ref>Cf. Conc. Ecum. Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium, n. 28; Decreto sulla vita e sul ministero sacerdotale, Presbyterorum Ordinis, n. 2.</ref>, presiede il popolo fedele radunato in quel luogo e in quel momento, ne dirige la preghiera, annuncia ad esso il messaggio della salvezza, lo associa a sé nell’offerta del sacrificio a Dio Padre per Cristo nello Spirito Santo, distribuisce ai fratelli il pane della vita eterna e lo condivide con loro. Pertanto, quando celebra l’Eucaristia, deve servire Dio e il popolo con dignità e umiltà, e, nel modo di comportarsi e di pronunziare le parole divine, deve far percepire ai fedeli la presenza viva di Cristo.
94. Il diacono, in forza della sacra ordinazione ricevuta, occupa il primo posto dopo il presbitero tra coloro che esercitano un ministero nella celebrazione eucaristica. Infatti il sacro Ordine del diaconato già nella primitiva età apostolica fu tenuto in grande onore nella Chiesa[82]<ref>Paolo VI, Lett. Ap. Sacrum Diaconatus Ordinem, 18 giugno 1967: AAS 59 (1967) 697-704; Pontificale Romano, Ordinazione del Vescovo, dei Presbiteri e dei Diaconi, seconda edizione, 1992 n. 191.</ref>. Nella Messa il diacono ha come ufficio proprio: annunciare il Vangelo e talvolta predicare la parola di Dio, proporre ai fedeli le intenzioni della preghiera universale, servire il sacerdote, preparare l’altare e prestare servizio alla celebrazione del sacrificio, distribuire ai fedeli l’Eucaristia, specialmente sotto la specie del vino, ed eventualmente indicare al popolo i gesti e gli atteggiamenti da assumere.
=== II. I COMPITI DEL POPOLO DI DIO (95 - 97) ===
95. I fedeli nella celebrazione della Messa formano la gente santa, il popolo che Dio si è acquistato e il sacerdozio regale, per rendere grazie a Dio, per offrire la vittima immacolata non soltanto per le mani del sacerdote ma anche insieme con lui, e per imparare a offrire se stessi[83]<ref>Cf. Conc. Ecum. Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 48; Sacra Congregazione dei riti, Istruzione Eucharisticum mysterium, 25 maggio 1967, n. 12: AAS 59 (1967) 548-549.</ref>. Procurino quindi di manifestare tutto ciò con un profondo senso religioso e con la carità verso i fratelli che partecipano alla stessa celebrazione.
Evitino perciò ogni forma di individualismo e di divisione, tenendo presente che hanno un unico Padre nei cieli, e perciò tutti sono tra loro fratelli.
==== Il ministero dell’accolito e del lettore istituiti ====
98. L’accolito è istituito per il servizio all’altare e per aiutare il sacerdote e il diacono. A lui spetta in modo particolare preparare l’altare e i vasi sacri, e, se necessario, distribuire l’Eucaristia ai fedeli di cui è ministro straordinario[84]<ref>Cf. C.I.C., can 910, § 2; Istruzione interdicasteriale su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti, Ecclesiae de mysterio, 15 agosto 1997, art. 8: AAS 89 (1997) 871.</ref>.
Nel ministero dell’altare, l’accolito ha compiti propri che egli stesso deve esercitare (Cf. nn. 187-193).
==== Gli altri compiti ====
100. Se manca l’accolito istituito, si possono designare, per il servizio dell’altare in aiuto al sacerdote e al diacono, altri ministri laici che portano la croce, i ceri, il turibolo, il pane, il vino, l’acqua. Essi possono essere anche incaricati per distribuire la Comunione come ministri straordinari[85]<ref>Cf. Sacra Congregazione per la Disciplina dei Sacramenti, Istruzione Immensae caritatis, 29 gennaio 1973, n. 1: AAS 65 (1973) 265-266; C.I.C, can. 230, § 3.</ref>.
101. Se manca il lettore istituito, altri laici, che siano però adatti a svolgere questo compito e ben preparati, siano incaricati di proclamare le letture della sacra Scrittura, affinché i fedeli maturino nel loro cuore, ascoltando le letture divine, un soave e vivo amore alla sacra Scrittura[86]<ref>Cf. Conc. Ecum. Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 24.</ref>.
102. È compito del salmista proclamare il salmo o un altro canto biblico che si trova tra le letture. Per adempiere convenientemente il suo ufficio, è necessario che il salmista possegga l’arte del salmodiare e abbia una buona pronuncia e una buona dizione.
103. Tra i fedeli esercita un proprio ufficio liturgico la schola cantorum o coro, il cui compito è quello di eseguire a dovere le parti che le sono proprie, secondo i vari generi di canto, e promuovere la partecipazione attiva dei fedeli nel canto[87]<ref>Cf. Sacra Congregazione dei Riti, Istruzione Musicam sacram, 5 marzo 1967, n. 19: AAS 59 (1967) 306.</ref>. Quello che si dice della schola cantorum, con gli opportuni adattamenti, vale anche per gli altri musicisti, specialmente per l’organista.
104.È opportuno che vi sia un cantore o maestro di coro per dirigere e sostenere il canto del popolo. Anzi, mancando la schola, è compito del cantore guidare i diversi canti, facendo partecipare il popolo per la parte che gli spetta[88]<ref>Cf. ibidem, n. 21: AAS 59 (1967) 306-307.</ref>.
105. Esercitano un servizio liturgico anche:
106. È bene che, almeno nelle chiese cattedrali e nelle chiese maggiori, vi sia un ministro competente o maestro delle celebrazioni liturgiche, incaricato di predisporre con cura i sacri riti, e di preparare i ministri sacri e i fedeli laici a compierli con decoro, ordine e devozione.
107. I compiti liturgici, che non sono propri del sacerdote o del diacono, e di cui si è detto sopra (nn. 100-106), possono essere affidati, con la benedizione liturgica o con incarico temporaneo, anche a laici idonei, scelti dal parroco o dal rettore della chiesa[89]<ref>Cf. Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi., risposta al dubbio circa il can. 230, § 2: AAS 86 (1994) 541.</ref>. Riguardo al compito di servire il sacerdote all’altare, si osservino le disposizioni date dal Vescovo per la sua diocesi.
=== IV. LA DISTRIBUZIONE DEI COMPITI E LA PREPARAZIONE DELLA CELEBRAZIONE (108-111) ===
110. Se nella Messa con partecipazione di popolo vi è un solo ministro, egli compia diversi uffici.
111. La preparazione pratica di ogni celebrazione liturgica si faccia di comune e diligente intesa, secondo il Messale e gli altri libri liturgici, fra tutti coloro che sono interessati rispettivamente alla parte rituale, pastorale e musicale, sotto la direzione del rettore della chiesa e sentito anche il parere dei fedeli per quelle cose che li riguardano direttamente. Al sacerdote che presiede la celebrazione spetta però sempre il diritto di disporre ciò che a lui compete[90]<ref>Cf. Conc. Ecum. Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 22.</ref>.
== Capitolo IV - DIVERSE FORME DI CELEBRAZIONE DELLA MESSA ==
112. Nella Chiesa locale si deve davvero dare il primo posto, come lo richiede il suo significato, alla Messa presieduta il Vescovo circondato dal suo presbiterio, dai diaconi e dai ministri laici[91] <ref>Cf. Conc. Ecum. Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 41.</ref> con la partecipazione piena e attiva del popolo santo di Dio. Si ha qui infatti una speciale manifestazione della Chiesa.
Nella Messa che viene celebrata dal Vescovo, o presieduta dal Vescovo senza che celebri l’Eucaristia, si osservino le norme che si trovano nel Cerimoniale dei Vescovi[92]<ref>Cf. Caeremoniale Episcoporum, nn. 119-186.</ref>.
113. Grande importanza si deve dare anche alla Messa celebrata con una comunità, specialmente parrocchiale; essa, infatti, soprattutto nella celebrazione comunitaria della domenica, manifesta la Chiesa universale in un momento e in un luogo determinato[93]<ref>Cf. Conc. Ecum. Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 42; Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium, n. 28; Decreto sulla vita e sul ministero sacerdotale, Presbyterorum Ordinis n. 5; Sacra Congregazione dei riti, Istruzione Eucharisticum mysterium, 25 maggio 1967, n. 26: AAS 59 (1967) 555.</ref>.
114. Tra le Messe celebrate da determinate comunità, particolare importanza ha la Messa conventuale, che è parte dell’ufficio quotidiano, come pure la Messa detta della «comunità». E, sebbene queste Messe non comportino nessuna forma particolare di celebrazione, tuttavia è quanto mai conveniente che siano celebrate con il canto e soprattutto con la piena partecipazione di tutti i membri della comunità, sia di religiosi che di canonici. In queste Messe perciò ognuno eserciti la sua funzione, secondo l’Ordine o il ministero ricevuto. Anzi, conviene che tutti i sacerdoti non tenuti a celebrare individualmente per l’utilità pastorale dei fedeli, per quanto è possibile concelebrino in queste Messe. Inoltre tutti i sacerdoti membri della comunità, tenuti a celebrare individualmente per il bene pastorale dei fedeli, possono, nello stesso giorno, concelebrare anche la Messa conventuale o di comunità[94]<ref>Cf. Sacra Congregazione dei riti, Istruzione Eucharisticum mysterium, 25 maggio 1967, n. 47: AAS 59 (1967) 565.</ref>. È preferibile infatti che i presbiteri presenti alla celebrazione eucaristica, se non sono scusati da una giusta causa, esercitino normalmente il ministero del proprio Ordine e quindi partecipino come concelebranti, indossando le sacre vesti. Diversamente indossano il proprio abito corale o la cotta sopra la veste talare.
=== I. MESSA CON IL POPOLO (115 - 198) ===
115. Per Messa con il popolo si intende quella celebrata con la partecipazione dei fedeli. Soprattutto nelle domeniche e nelle feste di precetto, conviene, per quanto è possibile, che la celebrazione si svolga con il canto e con un congruo numero di ministri,[95]<ref>Cf. ibidem, n. 26: AAS 59 (1967) 555; Istruzione Musicam sacram, 5 marzo 1967, nn. 16, 27: AAS 59 (1967) 305, 308.</ref>; si può fare però anche senza canto e con un solo ministro.
116. In ogni celebrazione della Messa, se è presente il diacono, compia il suo ufficio. È bene inoltre che un accolito, un lettore e un cantore assistano il sacerdote celebrante. Il rito qui sotto descritto prevede tuttavia la possibilità di usare un numero anche maggiore di ministri.
b) per il diacono: camice, stola e dalmatica; in caso però di necessità o di minor solennità, la dalmatica si può omettere;
c) per gli altri ministri: camici o altre vesti legittimamente approvate[96]<ref>Cf. Istruzione interdicasteriale su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti, Ecclesiae de mysterio, 15 agosto 1997, art. 6: AAS 89 (1997) 869.</ref>.
Tutti coloro che indossano il camice, usino il cingolo e l’amitto, a meno che per la forma stessa del camice non siano necessari.
Se invece la Comunione si fa sotto le due specie si segue il rito descritto a suo luogo (Cf. nn. 284-287).
162. Nel caso siano presenti altri presbiteri, essi possono aiutare il sacerdote nella distribuzione della Comunione. Se non ve ne sono a disposizione e il numero dei comunicandi è molto grande, il sacerdote può chiamare in aiuto ministri straordinari, cioè l’accolito istituito, o anche altri fedeli a ciò deputati secondo il diritto[97]<ref>Cf. Sacra Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino, Istruzione Inestimabile donum, 3 aprile 1980, n. 10: AAS 72 (1980) 336; Istruzione interdicasteriale su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti, Ecclesiae de mysterio, 15 agosto 1997, art. 8: AAS 89 (1997) 871.</ref>. In caso di necessità, il sacerdote può incaricare volta per volta fedeli idonei[98]<ref>Cf. sotto, Appendice III, Rito per incaricare volta per volta un fedele per la distribuzione dell’Eucaristia.</ref>.
Questi ministri non salgano all’altare prima che il sacerdote abbia fatto la Comunione e ricevano sempre dalla mano del sacerdote il vaso in cui si custodiscono le specie della Ss.ma Eucaristia da distribuire ai fedeli.
In giorni e circostanze particolari, questa benedizione, secondo le rubriche, viene espressa e arricchita con l’orazione sul popolo o con un’altra formula più solenne.
Il Vescovo benedice il popolo secondo la formula a lui propria, tracciando tre volte il segno di croce[99]<ref>Cf. Caeremoniale Episcoporum, nn. 1118-1121.</ref>.
168. Subito dopo la benedizione, il sacerdote, a mani giunte, aggiunge: La Messa è finita: andate in pace; e tutti rispondono: Rendiamo grazie a Dio.
190. In assenza del diacono, terminata la preghiera universale, mentre il sacerdote rimane alla sede, l’accolito dispone sull’altare il corporale, il purificatoio, il calice, la palla e il Messale. Quindi, se necessario, aiuta il sacerdote nel ricevere i doni del popolo e, secondo l’opportunità, porta all’altare il pane e il vino e li consegna al sacerdote. Se si usa l’incenso, presenta il turibolo al sacerdote, e lo assiste poi nell’incensazione delle offerte, della croce e dell’altare. Quindi incensa il sacerdote e il popolo.
191. L’accolito istituito, se necessario, può, come ministro straordinario, aiutare il sacerdote nella distribuzione della Comunione al popolo[100]<ref>Cf. Paolo VI, Lett. Ap. Ministeria quaedam, 15 agosto 1972: AAS 64 (1972) 532.</ref>. Se si fa la Comunione sotto le due specie, in assenza del diacono, l’accolito presenta il calice ai comunicandi, o tiene lui stesso il calice, se la Comunione si dà per intinzione.
192. L’accolito istituito, terminata la distribuzione della Comunione, aiuta il sacerdote o il diacono a purificare e riordinare i vasi sacri. In assenza del diacono, l’accolito istituito porta i vasi sacri alla credenza e lì, come si usa abitualmente, li purifica, li asterge e li riordina.

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