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Il Vexilla Regis è un inno scritto da San Venanzio Fortunato e viene principalmente cantato il Venerdì Santo in onore della Santa Croce, nella ricorrenza della festa, ormai soppressa, della Invenzione della Croce (3 maggio), e nella celebrazione della Esaltazione della Santa Croce (14 settembre)[1].

Revisione dei testi operata da Papa Urbano VIII[2]
Come la grande maggioranza degli inni, anche Vexilla Regis non scampò alla riforma di Urbano VIII che volle raddrizzare le gambe a tutti i testi che a lui parevano non abbastanza "classici" o elevati. Il gusto seicentesco purista del Papa che si reputava un poeta latinista portò, effettivamente, a migliorie formali di certi inni, ma certo a scapito del contenuto teologico di scritti redatti spesso da grandi santi del passato. Per questo motivo il latino medievale degli inni venne sottoposto ad una profonda revisione, con massicci interventi testuali per rendere più scorrevole o solamente più aulico il testo degli inni. Dunque il "qua vita morte pertulit" è una di quelle correzioni operate al tempo di Papa Urbano, mentre l'originale scritto da San Venanzio Fortunato nel VII sec. recita "quo carne carnis conditor". Praticamente i correttori presero gli ultimi due versetti dell'8a stanza e li sostituirono ai secondi due versetti della prima stanza, cambiando poi l'originale "reddidit" con il più eufonico "pertulit". Ci sono poi anche altre differenze rispetto all'originale, la più vistosa delle quali è l'eliminazione delle strofe 2; 7 e 8 dall'edizione urbaniana (le strofe 2 e 7 sono anche oggi eliminate insieme alla 4, e l'8a è diventata l'attuale 5a). Le strofe finali sono quelle attestate a partire dal X secolo, pur con varianti. Comunque già dai tempi di Pio X la tendenza è di tornare alla versione "antiqua" degli inni (che spesso appaiono in appendice ad alcune edizioni del breviario). Il "Liber Hymnarius" di Solesmes, frutto della riforma liturgica post-conciliare, riabilita tutti i testi in forma antica che erano stati cambiati nel Breviarium Romanum.

Indice

Testo e traduzioni

Originale antico (latino)

Vexilla regis prodeunt,
fulget crucis mysterium,
quo carne carnis conditor
suspensus est patibulo.

Confixa clavis viscera
tendens manus, vestigia
redemptionis gratia
hic inmolata est hostia.

Quo vulneratus insuper
mucrone diro lanceae,
ut nos lavaret crimine,
manavit unda et sanguine.

Inpleta sunt quae concinit
David fideli carmine,
dicendo nationibus:
regnavit a ligno deus.

Arbor decora et fulgida,
ornata regis purpura,
electa, digno stipite
tam sancta membra tangere!

Beata cuius brachiis
pretium pependit sæculi!
statera facta est corporis
praedam tulitque Tartari.

Fundis aroma cortice,
vincis sapore nectare,
iucunda fructu fertili
plaudis triumpho nobili.

Salve ara, salve victima
de passionis gloria,
qua vita mortem pertulit
et morte vitam reddidit.

Rev. Urbano VIII (latino)

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Testo attuale (latino)

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Traduzione in lingua italiana

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Spartiti musicali

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Bibliografia

Note

  1. Emiliano Ramacci, Vexilla Regis Prodeunt, Bagnoregio, Associazione Organum, 2005.
  2. Tratto da CantualeAntonianum.com, link: https://www.cantualeantonianum.com/2011/04/domanda-sullinno-vexilla-regis.html