Pater Noster (A)

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Il Padre nostro (in latino: Pater Noster; in greco antico: Πάτερ ἡμῶν, Páter hemôn), così chiamato dalle parole iniziali, detto anche Preghiera del Signore (in latino: Oratio Dominica), è la più conosciuta delle preghiere cristiane.

Sono note due versioni della preghiera: la formula riportata nel Vangelo secondo Matteo durante il Discorso della Montagna, e la forma più breve secondo quanto riportato nel Vangelo secondo Luca (11,1), quando, mentre egli si era ritirato in preghiera, uno dei discepoli presenti gli chiese che insegnasse loro a pregare, così come Giovanni Battista aveva insegnato ai suoi discepoli.

Nel testo di Matteo, le prime quattro richieste sono rivolte a Dio; mentre le rimanenti quattro riguardano il genere umano. Solamente il Vangelo secondo Matteo presenta le frasi "sia fatta [obbedita] la tua volontà", e "Liberaci dal male (maligno)". Entrambi i due testi greci contengono l'aggettivo epiousios, che non è attestato in altri autori del greco classico né del periodo della koinè; sebbene dibattuta, la parola "[pane] quotidiano" è stata la scelta di traduzione più comune per questo termine greco, sia in italiano sia in altre lingue moderne.

Testo e traduzioni

Testo greco

Πάτερ ἡμῶν ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς
ἁγιασθήτω τὸ ὄνομά σου·
ἐλθέτω ἡ βασιλεία σου·
γενηθήτω τὸ θέλημά σου,
ὡς ἐν οὐρανῷ καὶ ἐπὶ τῆς γῆς·
τὸν ἄρτον ἡμῶν τὸν ἐπιούσιον δὸς ἡμῖν σήμερον·
καὶ ἄφες ἡμῖν τὰ ὀφειλήματα ἡμῶν,
ὡς καὶ ἡμεῖς ἀφίεμεν τοῖς ὀφειλέταις ἡμῶν·
καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν,
ἀλλὰ ῥῦσαι ἡμᾶς ἀπὸ τοῦ πονηροῦ.
[Ὅτι σοῦ ἐστιν ἡ βασιλεία καὶ ἡ δύναμις καὶ ἡ δόξα εἰς τοὺς αἰῶνας·]
ἀμήν.

Traslitterazione:

Pater hēmōn, ho en tois ouranois
hagiasthētō to onoma sou;
elthetō hē basileia sou;
genethetō to thelēma sou,
hōs en ouranō, kai epi tēs gēs;
ton arton hēmōn ton epiousion dos hēmin sēmeron;
kai aphes hēmin ta opheilēmata hēmōn,
hōs kai hēmeis aphiemen tois opheiletais hēmōn;
kai mē eisenenkēs hēmas eis peirasmon,
alla rhusai hēmas apo tou ponērou.
[Hoti sou estin hē basileia, kai hē dynamis, kai hē doxa eis tous aiōnas;]
Amēn.

Traduzione latina (Vulgata)

Pater noster, qui es in cœlis.
Sanctificétur nomen tuum.
Advéniat Regnum tuum.
Fiat volúntas tua, sicut in cœlo et in terra.
Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie.
Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris.
Et ne nos indúcas in tentatiónem;
sed líbera nos a malo.
Amen.

L'aggettivo supersubstantialem dell'originale traduzione della Vulgata è stato sostituito successivamente da cotidianum, come nella versione qui riportata.

Da notare anche l'espressione ne nos inducas in tentationem, che presenta una particolarità grammaticale tipica del latino post classico: l'imperativo negativo nel latino classico era espresso con la forma ne + congiuntivo perfetto ovvero ne nos induxeris in tentationem, mentre la Vulgata usa il congiuntivo presente.

Traduzione in lingua italiana e in uso nella liturgia cattolica[1]

Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche[2] noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,[3]
ma liberaci dal male.
Amen.

Spartiti musicali

Spartito gregoriano, impaginato su foglio formato A4:

PaterNosterA.png

Spartito disponibile in formato PDF impaginato su foglio A4, Media:PaterNosterA.pdf

Video

Versione tratta dal Graduale Romanum, 1974, p. 812, cantata da GIOVANNI VIANINI - Direttore della SCHOLA GREGORIANA MEDIOLANENSIS, Milano, Italia.

Codice sorgente GABC

name:Pater noster (A);
office-part:Toni Communes;
book:Graduale Romanum, 1974, p. 812;
transcriber:Richard Chonak;
%%
(c3) Præ(e)cép(f)tis(f) sa(f)lu(f)tá(f)ri(f)bus(f) mó(f)ni(e)ti,(e.) (;) et(e) di(f)ví(g)na(g) in(g)sti(g)tu(g)ti(g)ó(g)ne(f) for(g)má(f)ti,(e.) (;z) au(f)dé(ef)mus(g) dí(fg)ce(f)re:(f.) (::Z) 
Pa(e)ter(f) nos(g)ter,(g_') (,) qui(f) es(h) in (g) cæ(f)lis:(e.) (;)
san(f)cti(e)fi(f)cé(g)tur(fe) no(ef)men(g) tu(fg)um;(f.) (:)
ad(g)vé(h)ni(g)at(g) ré(f)gnum(g) tu(f)um;(e.) (;)
fi(g)at(g) vo(f)lún(g)tas(f) tu(f)a,(e.) (;)
sic(f)ut(e) in(f) cæ(g)lo(fe) (,) et(ef) in(g) ter(fg)ra.(f.) (:)
Pa(e)nem(f) no(g)strum(g) co(g)ti(f)di(g)á(h)num(g_') (,z) da(g) no(f)bis(g) hó(f)di(e)e;(e.) (:)
et(f) di(e)mit(f)te(g) no(h)bis(g') dé(g)bi(f)ta(g) no(f)stra,(e.) (;)
sic(f)ut(e) et(f) nos(g) di(f)mít(g)ti(f)mus(f_') de(e)bi(f)tó(g)ri(f)bus(e) no(f)stris;(f.) (:)
et(c) ne(e) nos(f) in(f)dú(g)cas(f') in(f) ten(f)ta(e)ti(f)ó(fe)nem;(e.) (:)
sed(e) lí(f)be(f)ra(f) nos(f) a(g) ma(fe)lo.(e. :: e+)

Bibliografia

Note

  1. Messale Romano, Terza Edizione, 2020
  2. La Terza Edizione del Messale Romano in lingua italiana (2020) ha inserito la parola anche.
  3. Nella versione della Bibbia della Conferenza Episcopale Italiana, 2008, e nel Messale Romano (Terza Edizione, 2020) et ne nos inducas in tentationem è tradotto con e non abbandonarci alla tentazione; la seconda edizione del Messale Romano in lingua italiana (1983) riportava e non ci indurre in tentazione. Da "Famiglia Cristiana"