Differenze tra le versioni di "Crux fidelis (Pange lingua gloriosi proelium certaminis)"

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Nella  liturgia  del  Venerdì  Santo  troviamo ''' Crux  fidelis''',  un  inno gregoriano  antichissimo, assai bello e che, almeno in passato,  era molto famoso.
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Fu scritto da san Venanzio Fortunato (530-609), e tradizionalmente viene indicato come anno di composizione il  570,  in  occasione  di una processione  per la consegna di una reliquia  della  Croce  alla regina Radegunda, di cui Venanzio era segretario. In effetti,  Venanzio scrisse un brano molto più lungo, '''Pange lingua''' (solo l'ultima  stanza  del  testo  è  un'aggiunta  tardiva),  che  viene cantato responsorialmente sulla stessa melodia, mentre ''Crux fidelis'', che ne è una strofa, viene ripetuto come un'antifona.
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'''Pange lingua'''  ha  anche altri usi  liturgici,  nella  Liturgia  delle  Ore durante la  Settimana Santa e nelle feste della  Croce.  Ma  quando viene  utilizzato nella liturgia, è spesso suddiviso in  inni  più  piccoli,
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come ''Lustra sex qui  iam  peregit'',  ''En acetum,  fel,  Arundo'',  e  nel nostro caso ''Crux fidelis inter omnes''.
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Bisogna sottolineare quale valenza teologica ha questo canto, che per l'orecchio moderno può  sembrare  quasi  strano  laddove  una melodia  così  graziosa  e  modulata  mette  in  musica  parole  che descrivono come  "dolce" il legno e il chiodo, "nobile"  l'albero  della Croce.
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Come  è  accaduto  per  molti  altri  canti  gregoriani,  la  versione tradizionale, che troviamo nel ''Graduale del 1974'' e che è ancora molto diffusa, è stata corretta nel ''Graduale Novum de Dominicis et de Festis'' del 2011.
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Il testo latino di quanto si canta per l'adorazione della Croce il Venerdì Santo è il seguente (dopo le strofe il ritornello si ripete solo fino all'asterisco*):
  
 
== Testo e traduzioni ==
 
== Testo e traduzioni ==

Versione delle 16:19, 11 apr 2020

Tratto da LaSacraMusica.Blogspot.com[1]

Nella liturgia del Venerdì Santo troviamo Crux fidelis, un inno gregoriano antichissimo, assai bello e che, almeno in passato, era molto famoso.

Fu scritto da san Venanzio Fortunato (530-609), e tradizionalmente viene indicato come anno di composizione il 570, in occasione di una processione per la consegna di una reliquia della Croce alla regina Radegunda, di cui Venanzio era segretario. In effetti, Venanzio scrisse un brano molto più lungo, Pange lingua (solo l'ultima stanza del testo è un'aggiunta tardiva), che viene cantato responsorialmente sulla stessa melodia, mentre Crux fidelis, che ne è una strofa, viene ripetuto come un'antifona.

Pange lingua ha anche altri usi liturgici, nella Liturgia delle Ore durante la Settimana Santa e nelle feste della Croce. Ma quando viene utilizzato nella liturgia, è spesso suddiviso in inni più piccoli, come Lustra sex qui iam peregit, En acetum, fel, Arundo, e nel nostro caso Crux fidelis inter omnes.

Bisogna sottolineare quale valenza teologica ha questo canto, che per l'orecchio moderno può sembrare quasi strano laddove una melodia così graziosa e modulata mette in musica parole che descrivono come "dolce" il legno e il chiodo, "nobile" l'albero della Croce.

Come è accaduto per molti altri canti gregoriani, la versione tradizionale, che troviamo nel Graduale del 1974 e che è ancora molto diffusa, è stata corretta nel Graduale Novum de Dominicis et de Festis del 2011.

Il testo latino di quanto si canta per l'adorazione della Croce il Venerdì Santo è il seguente (dopo le strofe il ritornello si ripete solo fino all'asterisco*):

Testo e traduzioni

Testo latino

Textus

Traduzione liturgica in lingua italiana

testo

Spartiti musicali

Spartito gregoriano, impaginato su foglio formato A4:

600px

Spartito disponibile in formato PDF impaginato su foglio A4, Media:xxx.pdf

Video

Versione tratta dal Graduale Romanum (1974), pag. 182, canale YouTube GradualeProject.

Codice sorgente GABC

codice

Bibliografia

Note