Crucis Christi mons Alvérnae

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Tratto da RadioSpada.org[1]

La festa dell’Impressione delle Stimmate del Serafico Padre San Francesco fu concessa all’Ordine dei Minori da Benedetto XI. Sisto V ne inserì la commemorazione nel Martirologio Romano da Sisto V, minore conventuale. Alle preghiere del Re Filippo III di Spagna, Paolo V estese la celebrazione a tutta la Chiesa. Clemente XIV, anch’egli minore conventuale, ne elevò il grado da simplex a duplex. Il Breviario Romano-Serafico prescrive per i Vespri della festa l’inno Crucis Christi, le cui strofe non sono altro se non il racconto in versi di quanto avvenne sul Monte della Verna nel settembre del 1224. La musica di quest’inno è la stessa è la stessa dell’inno Crux fidelis, scritto da Venanzio Fortunato nel 570 e proprio della liturgia del Venerdì Santo, del tempo di Passione e delle feste della Santa Croce, volendo con ciò significare come san Francesco fu realmente e totalmente un alter Christus.

Testo e traduzioni

Testo latino

Crucis Christi mons Alvérnae
Recénset mystéria,
Ubi salútis aetérnae
Dantur privilégia:
Dum Francíscus dat lucérnae
Crucis sua stúdia.

Hoc in monte vir devótus,
Specu solitária,
Pauper, a mundo semótus,
Condénsat ieiúnia:
Vigil, nudus, ardens totus,
Crebra dat suspíria.

Solus ergo clasus orans,
Mente sursum ágitur;
Super gestis Crucis plorans
Maeróre confícitur:
Crucísque fructum implórans
Animo resólvitur.

Ad quem venit Rex e caelo
Amíctu Seráphico,
Sex alárum tectus velo
Aspéctu pacífico:
Affixúsque Crucis telo,
Porténto mirífico.

Cernit servus Redemptórem,
Passum impassíbilem:
Lumen Patris et splendórem,
Tam pium, tam húmilem:
Verbórum audit tenórem
Viro non effábilem.

Vertex montis inflammátur,
Vicínis cernéntibus:
Cor Francísci transformátur
Amóris ardóribus:
Corpus vero mox ornátur
Mirándis Stigmátibus.

Collaudétur Crucifíxus,
Tollens mundi scélera,
Quem laudat concrucifíxus,
Crucis ferens vúlnera:
Francíscus prorsus inníxus
Super mundi foédera. Amen.

Traduzione in lingua italiana[2]

Il Monte della Verna
rivive i misteri della Croce di Cristo;
là dove vengono elargiti
gli stessi privilegi che donano la salvezza eterna,
mentre Francesco volge
tutta la sua attenzione alla lucerna che è la Croce.

Su questo monte l’uomo di Dio,
in una caverna solitaria,
povero, separato dal mondo,
moltiplica i digiuni.
Nelle veglie notturne, pur nudo, è tutto ardente,
e si scioglie in lacrime con frequenza.

Recluso con sé solo, dunque, prega,
con la mente si innalza,
piange meditando le sofferenze della Croce.
È trapassato dalla compassione:
implorando i frutti stessi della croce
nella sua anima si va consumando.

A lui viene il Re dal cielo
in forma di Serafino,
nascosto dal velo delle sei ali
con volto pieno di pace:
è confitto al legno di una Croce.
Miracolo degno di stupore.

Il servo vede il Redentore,
l’impassibile che soffre,
la luce e splendore del Padre,
così pio, così umile:
e ascolta parole di un tale tenore
che un uomo non può proferire.

La cima del monte è tutta in fiamme
e i vicini lo vedono:
Il cuore di Francesco è trasformato
dagli ardori dell’amore.
E anche il corpo in realtà viene ornato
da stimmate stupefacenti.

Sia lodato il Crocifisso
che toglie i peccati del mondo.
Lo loda Francesco, il concrocifisso,
che porta le ferite della Croce
e completamente riposa
al di sopra delle cure di questo mondo. Amen.

Spartiti musicali

Spartito gregoriano, impaginato su foglio formato A4:

600px

Spartito disponibile in formato PDF impaginato su foglio A4, Media:xxx.pdf

Video

Versione tratta dal Cantuale Romano-Seraphicum, 1922, num. 90 pag. 85.

Codice sorgente GABC

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Bibliografia

Note