Differenze tra le versioni di "Sub tuum praesidium"

Da Gregorianum.org.
Jump to navigation Jump to search
Riga 118: Riga 118:
  
 
== Video ==
 
== Video ==
Versione tratta dal Liber Usualis (1961), p. pp. 880-881, cantata dai monaci benedettini di ''Santo Domingo de Silos''.
+
Versione tratta dal Liber Usualis (1961), p. 1861, cantata da Giovanni Vianini, cantore, organista e direttore della Schola Gregoriana Mediolanensis, Basilica di San Marco, Milano, Italia.
  
<youtube>video</youtube>
+
<youtube>QrK8xn31Ing</youtube>
  
 
== Codice sorgente GABC ==
 
== Codice sorgente GABC ==

Versione delle 19:12, 1 ago 2019

Tratto da WikiPedia.org

Il Sub Tuum praesidium (in italiano: sotto la Tua protezione) è il più antico tropàrion[1] devozionale cristiano a Maria, Madre di Gesù, risalente al III secolo[2] e ancora oggi usato in tutti i principali riti liturgici cristiani. È un'invocazione collettiva che lascia intravedere la consuetudine, da parte della comunità cristiana, di rivolgersi direttamente alla Madonna, che fin dalla remota antichità è chiamata Θεοτόκos, Dei Genetrix, Madre di Dio, invocando il suo aiuto nelle ore difficili. Il testo del Sub Tuum Praesidium esprime con efficacia la fiducia nell'intercessione della Vergine.

Cenni storici

Il papiro in lingua greca ritrovato ad Alessandria d'Egitto e risalente al III secolo venne acquistato dalla John Rylands Library di Manchester nel 1917 e pubblicato per la prima volta nel 1938; presenta una scrittura a lettere onciali, alta e diritta, stretta e, nello stesso tempo, ariosa, con elementi ornamentali. Questo aspetto decorativo ha fatto ritenere vari studiosi che il papiro fosse un esemplare destinato come modello per un incisore. Questo piccolo foglio (14x9,4 cm), rovinato sul lato destro, riporta dieci righe di testo (completamenti in parentesi):

[Υ]ΠΟ [ΤΗΝ CΗΝ]
ΕΥCΠΛ[ΑΓΧΝΙΑΝ]
ΚΑ[Τ]ΑΦΕ[ΥΓΟΜΕΝ]
ΘΕΟΤΟΚΕ Τ[ΑC ΗΜΩΝ]
ΙΚΕCΙΑC ΜΗ Π[Α]
ΡΙΔΗC ΕM ΠΕΡΙCΤΑCΕΙ
ΑΛΛ ΕΚ ΚΙΝΔΥΝΟΥ
ΡΥCΑΙ ΗΜΑC
Μ[Ο]ΝΗ Α[ΓΝΗ, ΜΟΝ]
Η ΕΥΛΟ[ΓΗΜΕΝΗ]

La versione attuale della liturgia bizantina:

Testo latino

Traslitterazione
Ὑπὸ τὴν σὴν εὐσπλαγχνίαν
καταφεύγομεν, Θεοτόκε.
Τὰς ἡμῶν ἱκεσίας
μὴ παρίδῃς ἐν περιστάσει,
ἀλλ᾽ ἐκ κινδύνων λύτρωσαι ἡμᾶς,
μόνη Ἁγνή, μόνη εὐλογημένη.

Hypò tèn sèn eusplanchnían
katapheúgomen, Theotóke.
Tàs hemôn hikesías
mè parídes en peristásei,
all'ek kindýnon lýtrosai hemâs,
móne hagné, móne eulogeméne.

Traduzione letterale in latino

Sub misericordiam tuam
confugimus, Dei Genetrix.
Nostras deprecationes
ne despicias in necessitate,
sed a periculis libera nos,
una sancta, una benedicta.

Versione romana (da cui deriva la traduzione italiana)

Testo

Sub tuum praesidium confugimus,
Sancta Dei Genetrix.
Nostras deprecationes ne despicias
in necessitatibus,
sed a periculis cunctis
libera nos semper,
Virgo gloriosa et benedicta.

Traduzione

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.

Versione ambrosiana

Questa versione, rimasta nel rito ambrosiano, è più vicina all'originale:

Sub tuam misericordiam confugimus
Dei Genitrix
(ut) nostram deprecationem
ne inducas in tentationem
sed de periculo
libera nos
sola casta
et benedicta

Lungo tutto il testo si riscontra la stessa situazione spirituale manifestata nei salmi individuali che chiedono l'immediato aiuto di Gesù, rifugio e liberatore del credente che fa ricorso a Dio per scampare ai pericoli che lo minacciano (salmi 16,27, 30,58-60 e soprattutto 17,3, 90,1, 114,2-5, 142,9). Questa preghiera mostra una relazione intima con la Chiesa dei martiri, esprimendo l'atteggiamento di un intero popolo che vive in uno stato di pericolo e anela la liberazione: è probabile una connessione alle persecuzioni di Valeriano e di Decio. Infatti, sotto Valeriano, Cipriano fu martirizzato in Africa mentre a Roma erano perseguitati papa Sisto II e il suo diacono Lorenzo. Anche nella persecuzione di Decio, furono numerosi i martirizzati africani: proprio nelle stesse zone fu composto il primitivo testo della preghiera (ritrovata, appunto, ad Alessandria d'Egitto).

Questa preghiera era già presente nella liturgia copta natalizia del III secolo. Dal luogo originale, l'Egitto, che ospitò la sacra Famiglia, il Sub Tuum praesidium col passare dei secoli si è diffuso in tutto il mondo cattolico. Ad oggi è usata in tutte le principali liturgie (fra cui si ricordano come principali la Greca e sue diramazioni, la Bizantina e sue diramazioni, l'Ambrosiana e la Romana). Il Sub Tuum praesidium, è presente come antifona nel repertorio del canto gregoriano, nelle Variae Preces in honorem B. V. M.[3].

Ha ispirato in seguito molti compositori, fra cui Marc-Antoine Charpentier, Guillaume Dufay, Costanzo Festa, Jacob Obrecht, Bartłomiej Pękiel, Juan García de Salazar, Antonio Salieri, Jan Dismas Zelenka, Domenico Bartolucci che la musicarono come antifona o in forma di mottetto. Celebre è il Sub Tuum Praesidium KV198 attribuito a Wolfgang Amadeus Mozart.

Testo e traduzioni

Testo latino

Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus,
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta

Traduzione liturgica in lingua italiana

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo,
o vergine gloriosa e benedetta.

Spartiti musicali

Spartito gregoriano, impaginato su foglio formato A4:

600px

Spartito disponibile in formato PDF impaginato su foglio A4, Media:xxx.pdf

Video

Versione tratta dal Liber Usualis (1961), p. 1861, cantata da Giovanni Vianini, cantore, organista e direttore della Schola Gregoriana Mediolanensis, Basilica di San Marco, Milano, Italia.

Codice sorgente GABC

codice

Bibliografia

Note

  1. Il tropairon, in greco τροπάριον, nella musica bizantina e nella liturgia orientale, è una composizione poetico-musicale di una stanza di uso liturgico.
  2. Tuttavia, la data del papiro è stata abbassata all'VIII secolo da Hans Förster, «Die älteste marianische Antiphon - eine Fehldatierung? Überlegungen zum “ältesten Beleg” des Sub tuum praesidium», Journal of Coptic Studies 7 (2005), pp. 99-109.
  3. Liber Usualis, pag 36*